Secondo le cronache medievali georgiane il primo alfabeto georgiano, detto Asomtavruli, fu creato dal re Parnavaz nel III secolo a.C. Questa prima modalità di scrittura è formata solamente da caratteri maiuscoli, adatti ad essere scolpiti sulla pietra; da qui probabilmente deriva anche l’etimologia del verbo georgiano “scrivere”, che significava in principio “incidere”. Le iscrizioni più antiche in asomtavruli, attualmente ritrovate, risalgono al IV-V secolo d.C. I manoscritti più antichi invece sono databili al VI-VII secolo d.C. Nel IX secolo, quando la pergamena iniziò a essere largamente utilizzata, in Georgia apparve una nuova scrittura minuscola, ossia una scrittura in cui le lettere sono iscrivibili in un sistema quadri lineare. All’inizio, nasce come una scrittura corsiva, ma ben presto diventa una scrittura libraria per eccellenza. Fu chiamata Nuskhuri. Nel IX e X secolo troviamo manoscritti sia in Muskhuri che in Asomtavruli. Nei testi ecclesiastici venivano e vengono utilizzati entrambi e nella loro forma congiunta vengono definiti Khutsuri.
Nello stesso IX secolo apparve un nuovo alfabeto, come una ulteriore corsivizzazione del Nuskhuri, che venne chiamato Mkhedruli. Tale alfabeto ebbe fin da subito un grande successo ed è l’alfabeto ancora in uso oggi in Georgia. Si tratta di un sistema solamente minuscolo (monocamerale) dove ogni suono della lingua è rappresentato da un grafema: questo rende particolarmente facile leggere le parole georgiane. La lingua georgiana, come più volte già detto, non appartiene al gruppo indoeuropeo. È invece una lingua ibero-caucasica. Ha quindi un particolare sistema di coniugazione verbale. Il verbo ha molte categorie morfologiche, assenti nel sistema verbale indoeuropeo e inoltre ha la capacità di esprimere la persona del soggetto e degli oggetti tramite prefissi e suffissi, mentre il verbo indoeuropeo esprime la persona del solo soggetto. Un’altra caratteristica che colpisce è una particolare costruzione sintattica, e cioè che i verbi attivi e medio-attivi, se coniugati all’aoristo, reggono il soggetto a un caso particolare, detto ergativo, mentre nei tempi del presente e del futuro al nominativo e nella terza serie al dativo. Il nominativo è il caso di tutti i verbi passivi in tutti i tempi. In georgiano non esiste l’accusativo e la sua funzione viene coperta a volte dal nominativo e a volte dal dativo. Questa particolare costruzione sintattica, detta ergatività della lingua (anche se nel georgiano non abbiamo un’ergatività assoluta), la troviamo nelle lingue aborigene australiane, nel basco, nel tibetano, nelle lingue americane precolombiane, nel berbero e in alcune lingue morte come il sumero.
Tratto dal libro “SAKARTVELO” – Viaggio in Georgia, la perla del Caucaso di Francesco Trecci
Francesco Trecci è nato e vive a Firenze, si è laureato in Scienze Politiche e Storia Medievale, lavora nel campo dell’informatica ma da ventitre anni ha una grandissima passione per la storia e la cultura georgiana. In questi anni ha effettuato tanti viaggi nel paese, parla georgiano e ha pubblicato nel 2016 “Storia della Georgia dalle origini ad oggi” e nel 2017 “Georgia, il paese che Dio voleva per sé”.